“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.”
– Charles Darwin
ARTITERAPIE E RESISTENZE
Perché resistiamo ai cambiamenti, alle trasformazioni o alle proposte che
razionalmente potrebbero migliorare la nostra condizione!?
Rifletto su un tema che mi coinvolge che coinvolge credo, ognuno di noi e penso di aver trovato una spiegazione plausibile anche se non è la Soluzione. Di un possibile percorso che apre a soluzioni vi parlerò alla fine di questo pensiero ad alta voce.
Per natura, in molti contesti della nostra vita, mentre fuori il mondo cambia direzione di continuo, noi spesso rimaniamo bloccati e indecisi sul da farsi. Restiamo fermi a metà tra una situazione che ormai è evidentemente esaurita o addirittura che ci appesantisce e una nuova che però ci insinua infiniti dubbi. Ma ancor peggio, talvolta riceviamo proposte, stimoli o addirittura “segnali” di una possibile trasformazione della nostra condizione ma nonostante risulti, anche a noi stessi, che sarebbe giusto
avviare il cambiamento troviamo mille scuse per non affrontare la nostra evoluzione.
Perché cambiare è così difficile anche quando siamo perfettamente consapevoli che è la cosa più giusta da fare?
La resistenza al cambiamento diventa dunque il vero ostacolo.
Generalmente si intrecciano diversi tipi di resistenza.
La resistenza logico-razionale è forse la prima a manifestarsi. Ogni volta che decidiamo di cambiare il nostro modo di fare ci sarà una fase iniziale in cui faremo fatica e ci sembrerà che il metodo che adottavamo porti in seno maggiori vantaggi di quello nuovo. I benefici futuri effettivamente richiedono qualche sacrificio nell’immediato e normalmente non arrivano subito poichè il cambiamento richiede allenamento e pazienza, dunque a quella logico-razionale si combinerà la resistenza emotiva (seconda resistenza importante) perché ogni qualvolta si inizierà anche solo a
pensare a quel cambiamento e alle difficoltà che ci procura proveremo quasi una sorta di insofferenza fisica. In questo caso la resistenza al cambiamento potrebbe essere il timore che, data la novità, ci crea l’incognita del non conosciuto o se abbiamo un attitudine al perfezionismo il metterci in gioco può procurarci ansia per la paura di non essere all’altezza, o ancora, se siamo abituati al controllo, doverlo perdere nella
fase iniziale del cambiamento diventa una disponibilità inaccettabile.
Infine, spesso alle prime due se ne insinua una terza: la resistenza sociale. In questo caso a ostacolarci non è né la nostra mente, né il nostro cuore, ma la preoccupazione delle reazioni delle persone che abbiamo intorno.
Insomma, quando decidiamo di cambiare qualcosa, familiari, amici e colleghi potrebbero interferire con i nostri progetti e se siamo particolarmente sensibili al giudizi altrui tendiamo a bloccarci e a soffocare il cambiamento sul nascere per pauradi essere passibili di critica.
Chi almeno una volta non si è trovato in una situazione del genere?
Tranquillizziamoci perché la resistenza al cambiamento è stabilita dai nostri geni. La responsabilità è della nostra fisiologia.
Da sempre l’evoluzione ci ha portato a trovare le soluzioni più adatte: alla
sopravvivenza e al minore spreco di energia possibile secondo la definizione scientifica di omeostasi.
L’omeostasi indica la condizione di stabilità interna di un sistema vivente, che tende a mantenersi anche al variare delle condizioni esterne ad esso. Per poter tornare al suo irrinunciabile punto di equilibrio e non sprecare ulteriori energie, il sistema metterà in atto svariati accorgimenti di ripristino sia delle proprietà chimici-fisiche interne che comportamentali, attraverso meccanismi autoregolatori.
“Tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l’unità delle condizioni di vita dell’ambiente interno”
– Claude Bernard
È grazie all’omeostasi se la nostra temperatura corporea si mantiene in un intervallo stabile, a prescindere dalle condizioni climatiche esterne. Lo stesso vale per altri fattori chimico-fisici legati al nostro corpo come il ph del sangue o il volume dei liquidi interni (come il plasma sanguigno, i liquidi interstiziali e quelli intracellulari).
Insomma, se il nostro corpo non si regolasse costantemente cercando il suo prezioso equilibrio saremmo tutti alterati e non funzionali.
Così come il corpo anche la nostra mente tende a rispettare questo principio di “riequilibrio” a maggior ragione per il fatto che mente e corpo sono inseparabili e si influenzano condizionandosi continuamente.
“Non dovresti curare gli occhi senza curare la testa o la testa senza curare il corpo. Così anche non dovresti curare il corpo senza curare l’anima”
– Platone
E così quando il nostro corpo cerca di ristabilire le condizioni iniziali ad ogni cambiamento ambientale, inevitabilmente anche la nostra mente tende a seguirne l’esempio attuando una naturale interazione.
Non è dunque un caso se evitiamo i cambiamenti a favore della stabilità.
Ad ogni prospettiva di cambiamento corrisponde infatti un impulso uguale e contrario da parte del nostro sistema psico-fisico per riportarci all’equilibrio di ciò che è conosciuto ed in qualche modo ritenuto più sicuro.
Più grande sarà la trasformazione che immaginiamo, maggiore sarà la nostra resistenza interna che si manifesterà a livello mentale ed emotivo sotto forma di ansia, di disagio, di paura, di destabilizzazione, di senso di colpa, di tristezza, di mancanza di vitalità e altro ancora.
Capire qual è l’origine della nostra naturale resistenza al cambiamento significa: non arrenderci al fatto che cambiare debba essere faticoso ma provare a guardare il nostro ostacolo, la resistenza, negli occhi per disarmarlo. Per affrontare la resistenza al cambiamento, dobbiamo innanzitutto imparare a conoscerla consapevoli del fatto che potrebbe essere anche molto “dura” nei nostri confronti.
E qui vengo al percorso di consapevolezza che apre possibili soluzioni: le
ArtiTerapie.
Le ArtiTerapie svolgono il compito attraverso l’ARTE di attivare canali espressivi per creare una relazione tra terapeuta e utente/i che porti ad un equilibrio psico-fisico, emozionale e relazionale. Il canale non è verbale, non è mediato dalla razionalità ed è afferente alle emozioni. Le Arti sono sempre state un veicolo per esprimere l’inconscio bypassando il verbale e dando voce attraverso un linguaggio universale all’emozione, al disagio o all’emotività, un aspetto che resta inalterato anche in contesti problematici. Le ArtiTerapie sono incentrate sull’armonizzazione principalmente del sé espressivo, oltre che corporeo e verbale.
Attraverso la stimolazione e la rappresentazione di immagini mentali si attiva un processo atto allo sviluppo delle funzioni cognitive. Grazie alle tecniche sonoro, grafico pittoriche o motorie vengono stimolate le rappresentazioni di immagini mentali e reali mettendole in forma, cioè dando alla percezione, non un carattere di passività, ma mutandola in una rappresentazione creativa ed espressiva. In questo la “terapia” assume il significato di cambiamento, tutto ciò che in una persona può essere cambiamento, attraverso la relazione d’aiuto e l’artiterapeuta, o il gruppo che presta il suo sé, diventa trasformativo dunque terapeutico. La terapia è dare la possibilità alla persona di porsi in maniera ottimale nei confronti di sé stessa e della realtà circostante avviando un processo di riabilitazione di presunte o reali disfunzionalità con il conseguente riassetto del proprio mondo interno e un inevitabile ripercussione e modificazione nel mondo esterno cioè della vita sociale e relazionale.
Non mi dilungherò in questa sede sul “come” le ArtiTerapie intervengono
principalmente perché ognuna predilige un canale espressivo specifico (Arte, Danza, Musica, Teatro) ma soprattutto perché le modalità possono essere infinite. Dunque quando incontrerete qualche proposta di percorso o laboratorio che vi stuzzica non pensiate di non essere sufficientemente “artisti” per abbandonarvi al meraviglioso mondo delle Arti. Tutti lo siamo, lasciamoci sedurre dalle nostre potenzialità e giochiamo quanto più spesso possibile al serio Gioco della vita. Quando questo accadrà ci stupiremo dei risultati e delle soluzioni che riusciremo a sperimentare!
– Francesca Foltran, DanzaMovimentoTerapeuta
(ispirato da una riflessione di Andrea Giuliodori)